lunedì 18 luglio 2022

Impronte

Una nuova moda che viene dall'oriente, più precisamente dal Giappone (e dove se non dalla patria dei robot giganti!) consiste nel recuperare le impronte digitali dell'infanzia.

E' stato provato che in una normale abitazione ogni anno rimangano fino a mille impronte digitali non rimosse dalle normali pulizie e tale numero si riduce a non meno di cento in 20 anni.
 
Kit vengono venduti per identificare le impronte residue in modo da poi fotografarle con un cellulare. Un adulto di 30 anni che abbia sempre abitato nella stessa casa può sperare di arrivare a ritrovare le impronte di quando aveva 4 o 5 anni, le quali possono essere facilmente catalogate da una app, che in base al diametro ne identifica l'anno, mentre le impronte non corrispondenti alla persona cercata vengono scartate.
 
Dubbi sulla sicurezza di tale app non sono tardati a venire. Dubbi sull'intelligenza delle persone non sono mai mancati.


martedì 15 dicembre 2020

Caldaie

Quando mi capita di visitare case di persone che conosco chiedo di poter vedere la caldaia. In molti me lo permettono, benché interdetti dalla mia richiesta, la quale cerco di motivare con una sorta di curiosità professionale o a volte pretendendo di avere un imminente cambio di impianto da effettuare e quindi di trovarmi nel processo di valutazione delle altre realtà che mi circondano.
Un conto è studiare un elenco di modelli da un catalogo o da un sito online, un altro vedere l'apparecchio installato e funzionante. Ovviamente non trovo sempre gli ultimi prodotti del mercato, ma alcuni si assomigliano, hanno simili caratteristiche e se installati nell'abitazione già da anni possono dimostrare l’affidabilità dell'impianto e la soddisfazione dell'acquirente verso una determinata marca. "Condensazione" è la parola chiave di un moderno proprietario di caldaia, il quale non mancherà mai scandirla, in particolare successivamente ad un recente, oneroso, acquisto.

Oramai quasi tutte le caldaie moderne sono molto compatte, prevalentemente verniciate in bianco e risiedono all'interno della casa o dell'appartamento, magari dentro vani predisposti appositamente, a volte sul terrazzo, oppure appena fuori nel garage. I vecchi bruciatori a nafta avevano il loro locale separato anche in abitazioni di medie dimensioni. La motivazione era principalmente per soddisfare i requisiti di legge in termini di sicurezza. Un'intera stanza per una caldaia! Ve lo immaginate il lusso? Magari i figli condividevano una camera da letto, la lavatrice si trovava in cucina e la scrivania era nel soggiorno: ma la caldaia, con annesso bruciatore e pompa di circolazione, aveva la sua dimora separata.

In passato la varietà era certamente maggiore, si incontravano dimensioni e colori estremamente diversi. La complessità dell'impianto rifletteva l'evoluzione che vi era stata negli anni, con aggiunte e modifiche che si potevano notare da bizzarri percorsi fatti dai tubi, da riduzioni di diametro o valvole che prima interrompevano una parte del circuito dell'acqua (ora rimosso) ma mai eliminate.
Tali valvole, in maniera altamente ridicola per una persona che si fermi ad osservarle, sono rimaste alla fine di un tubo, poco prima di un tappo. Che siano aperte o che siano chiuse nulla cambia se non per quegli ultimi centimetri di conduttura. Magari uno le lascia chiuse se non si fida della tenuta del tappo. E così fanno in molti.



domenica 15 marzo 2020

Dal primo piano

Ho montato una lente da 200 mm alla reflex.
Apro la finestra a metà, osservo dall'oculare e punto l'obiettivo alla gente che cammina, per la strada. Vivo al primo piano e c'è ancora tanta gente che passa sotto di me.
Come se avessi un fucile tra le mani, con un lungo mirino, seguo le persone attraverso le ottiche, le mantengo a fuoco e scatto. Ho tolto la funzione autofocus (un interruttore a lato permette di scegliere).

Alcune mi vedono, si girano, mi guardano e allora scatto. Vedo la loro faccia sorpresa, a volte contrariata. Alcuni mi insultano sbraitando e usando parole volgari.

Nessuno fugge via come avrei voluto. Una ragazza ha riso e mi ha mandato un bacio ma non ho scattato quella volta. Forse ripassa se aspetto.

venerdì 26 ottobre 2018

Check-in

"Cosa ha in spalla?"
"Un violino"
"Perfetto", mi sorride al check-in una riccia signora, "lei sarebbe nel gruppo 4", mi indica sul biglietto, "ma lei non ci faccia caso: appena la collega annuncia il priority boarding lei può già presentarsi per l'imbarco. Così avrà più spazio sulle cappelliere."
"Non sono sicuro di essere abbastanza coraggioso per saltare la fila..."
"Lei passi avanti non si preoccupi, non vogliamo farla attendere e tanto meno non farle trovare posto. Proceda ora al gate, le dico già ora che sarà il B33, resti tra lei e me. B come B-gate e 33 come il prefisso telefonico internazionale della Francia. Vogliamo che tutto proceda liscio per lei, a cominciare da ora. Vede la infondo, quegli inservienti che indossano galloni sulle spalle? Vede quella macchia rossa, è un tappeto, lo stanno srotolando verso di lei, gli vada incontro, su vada, se si incammina ora nel preciso momento che l'ultimo metro sarà svolto sul pavimento il suo piede destro sarà sollevato in aria pronto per posarsi all'estremo limitare del velluto, cammini poi diritto. Buona giornata."

Me ne sono andato al gate mentre la signora riccia, il banco del check-in, il tabellone elettronico soprastante e due o tre passeggeri in fila, sono tutti svaniti in una nuvola di fumo.

venerdì 31 agosto 2018

La giungla che non ti aspetti

Gli animali nella giungla o nella savana se non vedono i teleobiettivi solitamente non fanno nulla. Se per caso vai in vacanza in Africa ti accorgi che il leone bruca l'erba e la gazzella se gli capita ci dorme sul leone, fa i suoi bisogni indisturbata non tanto lontano e anzi se potessero condividerebbero l'abbonamento a Netflix, che se lo chiedi tu ad un amico fa pezzente ma in Africa non ti dice niente nessuno.

Appena arriva la BBC con il super slow motion è un brulicare di attività: orsi bruni a contendersi salmoni in dieci metri di fiume dell'Alaska con i lupi americani, quando in Alaska se volessi mettere gli orsi ad intervalli regolari a pescare minimo dieci chilometri passerebbero tra un uno e l'altro.
L'orso potendo scegliere mangerebbe la frutta e il lupo sono generazioni che è diventato vegano e al massimo mangia il pandoro a Natale perché è tradizione.

Quelli della BBC lo sanno da un pezzo che è tutta scena, ma a loro va bene in questo modo. Cercano lo spettacolo, le rivalità, le sfide per gli spettatori da casa, che, dopotutto, se volevano godersi un'ora di riprese tranquille di mammiferi educati che brucano, facevano installare una webcam su un macrobiotico dell'Oxfordshire.

sabato 16 giugno 2018

Apriamo i porti alla Svezia

Mio zio fa questo lavoro, da un settimana quasi. Va in Europa e crea problemi economici ed instabilità politica. Gli ho suggerito di iniziare con la Svezia.

In Svezia prima andava tutto bene, i giovani avevano una occupazione stabile, le pensioni a 60 anni con 30 di contributi, no inquinamento e mutui a tassi ridotti.

Arriva lui, porta il panico. Nessuno vuole stare più in Svezia. Tutte le giovani svedesi (e gli svedesi) si riversano in Italia. Ovvero, vanno verso sud e magari qualcosa arriva anche in Italia.
 - "Siamo giovani svedesi (anche maschi), possiamo entrare a rubarvi il lavoro?
 - "Certo, a noi va benissimo".

mercoledì 12 luglio 2017

Il sesso orale come paradigma di un modello della realtà fisica

Edward Norton Lorenz era un uomo tranquillo che amava il suo lavoro. Ogni venerdì era solito tornare a casa un po' prima dall'università dove si occupava di matematica, in particolare di matematica legata alle meteorologia. Era sposato da almeno 20 anni e si vantava di conoscere le donne e con “donne” intendo sua moglie e con “bene” si intende così così. Lorenz aveva l'abitudine, consolidatasi da circa 10 anni, di passare ogni venerdì a prendere un mazzo di fiori e una bottiglia di vino in un supermercato sulla via del ritorno. La consorte, certa della bottiglia di vino e del mazzo di fiori, un'ora prima del suo rientro a casa iniziava a preparare costolette condite in un solido strato di spezie che all'arrivo del marito sarebbero state sfrigolanti in padella, pronte per essere rigirate un'ultima volta un momento prima che i fiori le fossero passati in mano, un bacio le venisse dato in fronte e la bottiglia toccasse il tavolo della cucina. Le cena trascorreva principalmente nell'ascoltare la moglie. La moglie di Lorenz sapeva di essere lasciata parlare, ma la cosa sembrava inorgoglirla quasi quanto i sorrisi del marito tra un boccone e un sorso di vino. Finita la cena i coniugi ascoltavano qualche programma alla radio e poi si ritiravano al piano di sopra, pochi minuti prima delle 22 come era sempre avvenuto negli ultimi 10 anni.

Il lunedì seguente, guidando verso l'università, fumando con un braccio sporto dal finestrino, Lorenz si domandava come mai tre sere prima la moglie avesse voluto onoralo di una appagante sessione di sesso orale, cosa che invece non era avvenuta il venerdì notte ancora precedente, né tre settimane fa, mentre ancor prima fosse accaduta per quattro settimane in serie.

Durante la mattina Lorenz programmò il computer che usava per lavorare (all'epoca i computer erano noiosi e senza faccine buffe) per ottenere un grafico dell'evoluzione temporale di equazioni che rappresentavano un modello semplificato della convezione atmosferica, equazioni che, come sarebbero state conosciute a posteriori, Lorenz usava chiamare equazioni di Lorenz dal nome del loro scopritore, che era lui medesimo.
I dati lentamente macinati produssero un tracciato. Tornato dal pranzo, volle estendere temporalmente il calcolo, e lo fece ripartire usando meno decimali nei dati iniziali in modo da velocizzare l'elaborazione. I grafici dei due risultati dopo pochi decimetri di carta perforata divergevano come le traiettorie di due automobili guidate da Schumacher ora e quattro anni fa. Assodato che il computer non avesse fatto errori grossolani, Lorenz aggiunse alla frustrazione del non conoscere sua moglie l'aggiunta costernazione di non comprendere appieno ciò che lui stesso aveva creato.


Tutto ciò avveniva nel 1963, quando negli ultimi 60 anni la fisica unita alla matematica, aveva già oltremodo infastidito le solide concezioni che per secoli mantenevano salde le boccolute parrucche sui crani degli eminenti scienziati. Se Lorenz avesse avuto modo di discutere con Newton delle sue pruderie matrimoniali o delle sue equazioni quest'ultimo non lo avrebbe capito. Tralasciando il fatto che Sir Netwon tutto preferiva tranne avere a che fare con le donne (commentare la Bibbia, cercare di trasmutare i metalli, odiare in preda ai fumi del mercurio tutti i suoi colleghi), per lui un'equazione relativa ad un fenomeno fisico si prendeva, si rigirava come meglio conveniva e si risolveva come solo un vero matematico d'altri tempi osava fare. All'inizo del secolo Einstein non ci avrebbe fatto capire più niente dello spazio e del tempo, mantenendo comunque un certo determinismo della nostra ignoranza del fenomeno fisico:

"Ti sembra lungo?"
"Non saprei, a che velocità inerziale hai detto che ti stai muovendo?"

dove anche il durare risulta imprescindibile dal sistema di riferimento: negli acceleratori moderni un evento troppo breve per essere misurato viene fatto andare veloce e come per magia sembra durare di più allo scienziato che sta fermo alla stazione osservandolo avvenire, a parte il fatto che non sia magia, ma equazioni. Fino ad arrivare alle meccanica quantistica nella quale non posso sapere nulla di un evento prima di misurarlo e l'atto di misurarlo ne determina la misura, roba che, anche a dirla seriamente davanti ad una lavagna, ti prendono per scemo.
Lorenz che non era uno sprovveduto queste cose le sapeva, ma come aveva imparato alle elementari, la relatività ristretta riguarda le cose piccole piccole che viaggiano a velocità veloci veloci mentre la meccanica quantistica riguarda cose piccole piccole che non sanno nemmeno ben loro se essere particelle o onde. Questo sicuramente non poteva avere a che fare con le sue amate masse atmosferiche, che, benché, costituite da cose piccole (atomi, non particelle: per il lettore distratto le particelle sono piccole piccole), erano descritte da equazioni che nella loro formulazione risultavano molto più vicine al buon Isacco che agli scapestrati fisici dell'ultimo secolo.

Quindi Lorenz cosa aveva sbagliato? Stesso vino, stesso orario di ritorno, stesse costolette, stessa cena, stesse equazioni e stessi dati iniziali? Quasi. Ripetendo la sua simulazione al computer includendo tutti i decimali che si poteva permettere, ottenne un terzo risultato e comprese quello che tutti noi ora chiamiamo nelle conversazioni al bar con gli amici “effetto farfalla” che enunciato in termini chiari anche all'innamorata dell'eroe in canottiera in un film di Hollywood: “cambi di poco la condizione iniziale, il risultato prende una piega imprevista”. Esplosione. Quindi anche in un mondo ideale dove tutti coloro che su Facebook sanno come stanno veramente le cose hanno modo di provare le loro idee, fallire e stare zitti per sempre e dove tutte le equazioni per descrivere la realtà sono definite in un comodo breviario tascabile, impercettibili errori nel definire le condizioni iniziali stravolgono la nostra previsione del futuro. I decimali alle spalle del numero contano, e tanto, quindi anche l'errore che si fa nel misurare: siccome le due cose sono imprescindibili ci troviamo ad essere deterministicamente fottuti.

Lorenz imparò allora una importante lezione morale che sono certo avrebbe voluto condividere: la prima volta che ti porti una tipa a casa è (quasi) un Newton assicurato, dopo 20 anni di matrimonio meglio giocare bene le tue condizioni iniziali.

venerdì 14 ottobre 2016

Zanardi

Una volta vidi un documentario, mi pare su RaiTre, su Zanardi.
Seguiva la sua vita quotidiana, dai siparietti in famiglia, agli allenamenti quotidiani, fino alle grandi prove sportive che tutti conosciamo.

Iniziava con questo momento di vita domestica, dove tutta la famiglia era riunita attorno al tavolo per la colazione, probabilmente alle 4 del pomeriggio di una domenica, o qualcosa finto di questo genere. Un paio di figli di sessi assortiti per l'occasione e moglie sorridente.
Telecamera fissa su Zanardi, dopo vari momenti di autoironia sull'assenza delle gambe, gli venne chiesto in merito alla sua esperienza (pilota automobilistico, pilota in declino, amputato, super sportivo disabile) se, potendo tornare a prima dell'incidente, sceglierebbe di riavere le sue gambe. Lui ci pensò poco e rispose di no, che probabilmente non lo farebbe. Insomma, potendo scegliere, meglio senza gambe.

Poi finita la colazione nel tempo per "alzarzi", spostare la sedia, sistemare le stampelle, trovare il l'equilibrio e allontanarsi, la moglie aveva iniziato a sparecchiare, togliere i piatti dalla tavola, mettere i piatti nel lavello, infilarsi i guanti e rassettare tutta la cucina. E Zanardi seguito dalla telecamera infine si è diretto verso il garage dove si è infilato in una bicicletta speciale, che poi era un triciclo, tramite la quale si pedala con le mani, pronto per i cento chilometri quotidiani.

Questo simpatico episodio mi ha fatto capire che Zanardi in effetti non è diverso da nessun altro.